lunedì 13 febbraio 2012

I MISTERI DELLA CENTRALE A BIOMASSE E CIO CHE PREVEDE LA LEGGE

Così come si è verificato per le centrali turbogas oggi la rincorsa riguarda la costruzione di centrali industriali a biomasse. Le potenze termiche complessive sono in genere superiori ai 50 MW termici e quindi l’iter procedurale che porterà approvazione del progetto di impianto è quello della disciplina della valutazione di impatto ambientale. Trattandosi di un progetto dell’elenco B (allegato III, parte seconda) indicato nel Dlgs 152/06 è prevista una fase di verifica (screening) della compatibilità ambientale, che si può trasferire ad una vera e propria VIA sulla base delle decisioni dell’autorità competente. In ogni caso, dopo le conclusioni tratte in sede di screening o di VIA, per l’esercizio di nuovi impianti è richiesto il rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale i cui contenuti coincidono per la gran parte con quelli di una valutazione d’impatto.

Per potenze inferiori, fino a 20 MW, rimane comunque d’obbligo il rilascio dell'autorizzazione ambientale intregrata, che tiene conto dei diversi impatti sociali, sanitari e ambientali già richiamati nella disciplina di VIA.

Infine, senza limiti di potenzialità, è comunque previsto il rilascio dell'autorizzazione unica ai sensi del D.Lgs 29 dicembre 2003, n. 387, art.12, comma 3, disposizioni in materia di fonti rinnovabili: "La costruzione e l'esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, gli interventi di modifica, potenziamento, rifacimento totale o parziale e riattivazione, come definiti dalla normativa vigente, nonché le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all'esercizio degli impianti stessi, sono soggetti ad una autorizzazione unica, rilasciata dalla Regione o altro soggetto istituzionale delegato dalla Regione, nel rispetto delle normative vigenti in materia di tutela dell'ambiente, di tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico. A tal fine la Conferenza dei servizi è convocata dalla Regione entro trenta giorni dal ricevimento della domanda di autorizzazione."

In tutti questi casi è ineludibile il percorso che si apre nei rapporti con la cittadinanza, con coloro che in particolare si vedono modificata in primis la morfologia dei luoghi, causa le dimensioni di queste centrali. In effetti il procedimento di VIA garantisce a chi ne abbia interesse di conoscere in anticipo quali potrebbero essere le conseguenze che produrrà l’impianto sia nella fase di realizzazione che a regime e le soluzioni di mitigazione e abbattimento che sono state individuate per contenere, per quanto possibile tecnicamente, gli effetti sul territorio.

Infine l’allacciamento all’elettrodotto ENEL comporta necessariamente il passaggio di una linea nuova, diventa indispensabile conoscere modalita' e progetto di allacciamento alla rete elettrica, la valutazione dei livelli di radiazioni non ionizzanti prodotti dalle operazioni progettate e la descrizione delle azioni di mitigazione previste.

Pescara, Centrale a Biomasse Fater. Adele Caroli: i cittadini devono sapere

Pescara, Centrale a Biomasse Fater. Adele Caroli: i cittadini devono sapere

“Sul problema relativo alla centrale biomasse della Fater occorre chiarezza e trasparenza. Tanto quanto per qualsiasi altra questione. I cittadini devono sapere come stanno le cose. La politica, in linea generale, ma anche tecnici e addetti ai lavori devono parlare chiaro, sempre, e soprattutto in maniera semplice. Sulla salute delle persone non si può non essere espliciti”.

Lo ha detto il consigliere comunale Indipendente Adele Caroli che ha partecipato alla Commissione Ambiente che, all’ordine del giorno, aveva l’audizione di Regione Abruzzo, Fater e associazioni ambientaliste. “Senza entrare nel merito di quelle che saranno le decisioni che verranno prese in merito alla centrale a biomasse che l’azienda sta realizzando nello stabilimento di via Raiale, credo che ci sia l’obbligo di tutte le parti in causa, di rendere la discussione comprensibile a tutti i cittadini interessati e ai residenti della zona industriale di Pescara.
Di fronte ad argomenti tecnici e molto complessi, l’auspicio è quello di vedere trasparenza, anche verbale, proprio nell’interesse della collettività. I dati che ci dicono come siano in aumento in città gli episodi tumorali, derivanti da inquinamento dell’aria, devono indurci ad una seria riflessione, perché se dovesse esserci anche il minimo sospetto di grave rischio per la salute, i cittadini dovrebbero essere i primi a saperlo”.

FONTE: http://www.leggimi.eu/quotidiano/pescara/27773-pescara-centrale-a-biomasse-fater-adele-caroli-i-cittadini-devono-sapere.html

Centrale Fater, la questione approda in Consiglio regionale

Centrale Fater, la questione approda in Consiglio regionale

Da Spoltore: «ripercussioni anche per noi, serve iter autorizzativo»

fonte : http://www.primadanoi.it/news/524619/Centrale-Fater-la-questione-approda-in-Consiglio-regionale-.html

 
PESCARA. I consiglieri regionali Maurizio Acerbo (Rc), Marinella Sclocco (Pd) e Antonio Saia (Pci) presenteranno una interrogazione regionale nel corso del prossimo Consiglio regionale.
Troppi i dubbi su questo progetto, sostengono i consiglieri. E la «credibilità delle istituzioni» (Comune di Pescare e Regione) non passa l’esame. Nei giorni scorsi almeno un risultato lo si è ottenuto grazie al Wwf: l’associazione ambientalista ha chiesto all’azienda di ridurre le emissioni. 
Ma se Legambiente plaude a questa iniziativa sostiene che non sia ancora sufficiente.
«Dalla documentazione esaminata – spiega Angelo Di Matteo, presidente di Legambiente Abruzzo – emerge, al contrario delle tante richieste avanzate in Abruzzo, che la centrale non ha finalità prettamente speculative, bensì è finalizzata all’autoconsumo con l’obiettivo di perseguire un migliore efficientamento energetico, una ulteriore riduzione delle emissioni e l’affrancamento dalle fonti fossili».
«Se da un lato leggiamo in positivo il bilancio ambientale – continua Angelo Di Matteo – dall’altro però non possiamo non evidenziare la criticità nell’approvvigionamento della biomassa ad olio vegetale importata da paesi africani e non proveniente quindi da una filiera corta o dal recupero degli olii vegetali esausti. L’azienda, in attesa di veder migliorato il contesto degli approvvigionamenti, deve impegnarsi a rispettare le indicazioni della Commissione Europea sui biocombustibili: come ciclo di vita è previsto un risparmio di gas ad effetto serra, rispetto ai combustibili fossili, del 35% al 2014, al 50% al 2017 e al 60% nel 2018».
La questione della centrale Fater ha però alimentato ulteriormente la discussione sulla difficile situazione della qualità dell’aria in Val Pescara che, come descritta anche nel dossier Mal’Aria presentato da Legambiente a gennaio, pone l’area metropolitana di Pescara-Spoltore a metà strada tra il livelli di inquinamento riscontarti a Milano e a Torino.
«Il problema sollevato sulle emissioni della centrale a biomasse della Fater è importante e non va sottovalutato – conclude Angelo Di Matteo – ma rischia di essere fuorviante rispetto al contesto, in quanto il Piano sulla Qualità dell’Aria approvato nel 2007 dalla Regione Abruzzo che vieta alle aziende in Val Pescara di aumentare le emissioni in atmosfera, attribuisce le cause dell’inquinamento per circa l’88% al traffico veicolare e per circa il 7% alle attività industriali».
A protestare in questi giorni anche il Pd di Spoltore secondo il quale gli effetti dell’ impianto avranno ripercussioni ambientali anche sul loro territorio «già martoriato dai fumi del cementificio».
«La questione dunque», fanno notare, «ha ripercussioni sovracomunali delle quali si dovrebbe tener conto espletando l’iter autorizzativo». Il partito Democratico si dice inoltre stupito per le «bizzarre affermazioni» rilasciate dai delegati della Asl: «L’aria di Pescara fa schifo non sarà la centrale biomasse Fater a peggiorarla» e dell’Arta: «L’aria è ampiamente fuori dai limite di legge, la centrale impatterà solo per pochissimo» all’ultima commissione ambiente di Pescara.
Il Pd sottolinea che tutto ciò è «sicuramente in antitesi con il decreto legislativo 155/2010 e con gli obiettivi fissati dal Piano Regionale per la tutela della qualità dell’aria del 2007 completamente disatteso sia a Pescara che a Spoltore con evidenti responsabilità, che prevedeva già entro il 2010 il rispetto degli obiettivi stabiliti dalle normative europee, evitando comunque il peggioramento nelle zone definite di mantenimento».

Centrale biomasse Fater. Acerbo: la confusione è totale  Pescara. Il consigliere comunale alza il tiro e porta la questione in Regione 

FONTE http://www.pagineabruzzo.it/notizie/news/Pescara/48386/Centrale_biomasse_fater_acerbo_la_confusione

08.02.12 21:40
By redvit

Centrale biomasse Fater. Acerbo: la confusione è totale Pescara. Centrale biomasse Fater. Interviene nel dibattito anche Maurizio Acerbo con una nota che pubblichiamo:Ieri non ero presente alla riunione della commissione consiliare perché impegnato su altri fronti, ma la lettura del resoconto conferma i giudizi che ho già espresso sulla vicenda della centrale Fater. Confusione e approssimazione da parte di chi dovrebbe tutelare la salute della cittadinanza non possono che causare preoccupazione tra i cittadini in un’area metropolitana e in un quartiere che già deve sopportare una pessima qualità dell’aria. Tra Comune e Regione siamo di fronte a un’autentica Caporetto della credibilità delle istituzioni. Due amministrazioni comunali, prima di centrosinistra e poi di centrodestra, hanno espresso un parere favorevole senza informare la cittadinanza, il consiglio comunale, la circoscrizione, la stessa consulta dell’ambiente (con la giunta Mascia è semplicemente scomparsa). Quanto alla Regione non si capisce come abbia potuto autorizzare un impianto sulla base del PIANO DI QUALITA' DELL'ARIA approvato nel 2007 e risulta poco convincente la giustificazione addotta.
Ricordo che il piano prevede per le zone di risanamento come Pescara:
"In particolare, le misure dovrebbero permettere, pur nell’incertezza della valutazione, di conseguire, entro il 2010 nelle zone definite di risanamento, il rispetto degli obiettivi di qualità  dell’aria, stabiliti dalle più recenti normative europee con riferimento ai seguenti inquinanti: ossidi di zolfo, ossidi di azoto, monossido di carbonio, particelle sospese con diametro inferiore ai 10 micron, benzene".
Tale obiettivo è fallito miseramente visto che a partire dagli enti locali nulla di concreto si è fatto. In compenso si è autorizzato un impianto nonostante la norma prevedesse:
"MD2 Divieto di incremento delle emissioni dei singoli inquinanti derivanti dalle attività  industriali e artigianali delle zone di risanamento nell’ambito delle procedure di autorizzazione ai sensi del Decreto legislativo 03/04/2006 n° 152 (SOx, NOx, CO2, PM10)".
Quindi l'impianto non si poteva autorizzare perchè emette di più rispetto al precedente. L’appiglio a cui fa riferimento la dirigente non mi sembra che dica il contrario:
"MD6 Divieto di insediamento di nuovi impianti di produzione di energia elettrica da fonti fossile non in cogenerazione, trigenerazione o a ciclo combinato con potenza superiore a 3Mw elettrici (SOx, NOx, CO2, PM10);" Infatti non dice che gli impianti a biomassa possono derogare all'obiettivo MD2.
Mi sembra che non si dovesse aspettare la norma del 2010 per dire no a quel progetto.
Trovo anche pazzesca la considerazione che non essendoci l’obbligo non si è informata la cittadinanza: Esce confermata la validità delle norme sulla pubblicità delle autorizzazioni ambientali che ho fatto inserire nell’ultima finanziaria regionale e tanto contrastate dalla Confindustria.
La cosa più incredibile è che ad autorizzazioni già rilasciate la Fater, sollecitata da WWF e consiglieri comunali, si dichiari pronta a ridurre emissioni. Si tratta però di una disponibilità della Fater mentre in un paese serio tale impegno dovrebbe tradursi in prescrizioni contenute in un’autorizzazione.  Sulla questione presenterò nelle prossime ore un’interrogazione al Presidente Chiodi insieme ai colleghi consiglieri Saia e Sclocco.
Maurizio Acerbo, consigliere regionale PRC
P.S.: Inviterei invece i colleghi di altri partiti a non aprire tra di loro polemiche strumentali. Nico Lerri dà la colpa dell’inquinamento in primo luogo al traffico e ha ragione. Però dimentica che lui è diventato celebre per un intervento con cui rivendicava il diritto di andare al mare in automobile e parcheggiare sul marciapiede della riviera. Cuzzi, capogruppo del PD alla circoscrizione Portanuova, prima di attaccare l’attuale giunta dovrebbe rammentare che la prima autorizzazione risale all’amministrazione PD che pur abituata alle adunate non ritenne di convocare nemmeno un’assemblea di quartiere per informare i cittadini.
Diciamo che tranne pochi e vilipesi ambientalisti la politica ha molto da farsi perdonare. Sarebbe ingiusto e assai limitativo attribuire a una centrale che ancora non funziona la pessima qualità dell’aria per questo ho chiesto la documentazione relativa al cementificio e al sansificio. Credo che ne vedremo delle belle.

lunedì 6 febbraio 2012

Scozia: fermate le biomasse NOI A PESCARA LO IMPEDIREMO !!!!

Scozia: fermate le biomasse

In una lettera aperta al governo scozzese, numerose associazioni tra cui Friends of the Earth ha invitato il governo scozzese ad accantonare il proprio progetto di centrale a biomasse. Secondo le associazioni, queste sono destinate a creare una  "domanda massiccia" di legname dal sud-est degli Stati Uniti. Le associazioni, tra cui Save America's Forests e il Center for Biological Diversity dell'Arizona, hanno sollevato dubbi sull'origine sostenibile del legname.

"Abbiamo analizzato i piani del progetto di centrali a biomassa Forth Energy, destinato a bruciato 5,3 milioni di tonnellate di biomasse all'anno - spiega la lettera delle associazioni - Quasi il 90 per cento di questa biomassa sarebbe di importazione, e il 75 per cento di essa proverrà dalla Florida. Questo vuol dire che circa 3,6 milioni di tonnellate di biomassa saranno esportate dalla Florida agli impianti di Forth Energy. Una domanda di legname così massiccia non può non avere serio un impatto sulle foreste del sud degli Stati Uniti, e sulle imprese che già utilizzano quel legname".

La lettera conclude: "Date le enormi quantità di legname che Forth impianti energetici brucerebbe - la maggior parte del quale sarà importato dalle nostre foreste -, l'inefficienza della generazione elettrica da biomassa, ne recenti conclusioni scientifiche che smentiscono la neutralità carbonica delle centrali a biomasse, l'impatto delle emissioni sulla salute umana, e l'inaffidabilità dei sistemi di certificazione forestale - chiediamo al governo scozzese di accantonare il progetto Forth Energy di centrali a biomasse". La lettera si aggiunge alle proteste dell'opposizione de delle comunità locali.



Read more: http://www.salvaleforeste.it/201202061653/friends-of-the-earthchiede-al-governo-scozzese-di-fermare-il-piano-biomasse.html#ixzz1ld0s9aKa


In una lettera aperta al governo scozzese, numerose associazioni tra cui Friends of the Earth ha invitato il governo scozzese ad accantonare il proprio progetto di centrale a biomasse. Secondo le associazioni, queste sono destinate a creare una  "domanda massiccia" di legname dal sud-est degli Stati Uniti. Le associazioni, tra cui Save America's Forests e il Center for Biological Diversity dell'Arizona, hanno sollevato dubbi sull'origine sostenibile del legname.

"Abbiamo analizzato i piani del progetto di centrali a biomassa Forth Energy, destinato a bruciato 5,3 milioni di tonnellate di biomasse all'anno - spiega la lettera delle associazioni - Quasi il 90 per cento di questa biomassa sarebbe di importazione, e il 75 per cento di essa proverrà dalla Florida. Questo vuol dire che circa 3,6 milioni di tonnellate di biomassa saranno esportate dalla Florida agli impianti di Forth Energy. Una domanda di legname così massiccia non può non avere serio un impatto sulle foreste del sud degli Stati Uniti, e sulle imprese che già utilizzano quel legname".

La lettera conclude: "Date le enormi quantità di legname che Forth impianti energetici brucerebbe - la maggior parte del quale sarà importato dalle nostre foreste -, l'inefficienza della generazione elettrica da biomassa, ne recenti conclusioni scientifiche che smentiscono la neutralità carbonica delle centrali a biomasse, l'impatto delle emissioni sulla salute umana, e l'inaffidabilità dei sistemi di certificazione forestale - chiediamo al governo scozzese di accantonare il progetto Forth Energy di centrali a biomasse". La lettera si aggiunge alle proteste dell'opposizione de delle comunità locali.



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Biomasse e deforestazione

Biomasse e deforestazione    



La combustione di biomassa (qualsiasi tipo di materiale vegetale)  per generare energia viene comunemente considerata neutrale dal punti di vista del carbonio. Questo significa che l'anidride carbonica liberata durante il processo è a sua volta assorbita da altre piante attraverso utilizzare nella fotosintesi, e quindi non contribuisce all'effetto serra. La biomassa è anche flessibile: da essa si può ricavare l'etanolo per alimentare le automobili, o può essere bruciata come il carbone per produrre calore o energia elettrica. Inoltre la biomassa è solitamente poco costosa e ampiamente disponibile e si presenta quindi come un'alternativa apparentemente perfetto ai combustibili fossili.

Alberi di nessun valore economico diventano la materia prima per impianti di produzione di biomassa o per centrali a carbone con co-generazione a biomassa. Ma gli ambientalisti avvertono che le cose non sono così verdi come le si dipinge: alcune compagnie del legname hanno iniziato a radere al suolo boschi, fino alle radici, e perfino le foreste pubbliche, per generare rifornire di materia prima gli impianti di energia a biomassa.

Abbattere le foreste  per la produzione di etanolo, anche se poi vengono piantati nuovi alberi (trasfornando la foresta in piantagione) è come mordere la mano che ti nutre. "Le foreste naturali, con i loro ecosistemi complessi, non possono essere ri-piantate come un raccolto di fagioli o di lattuga -  spiega il Natural Resources Defense Council (NRDC), un gruppo ambientalista statunitense - E le piantagioni di alberi non forniranno mai acqua potabile, non fermeranno le tempeste, non creano l'habitat della fauna selvatica, nè offono tutti i servizi delle foreste naturali".

Inoltre, la combustione della biomassa produce l'inquinamento dell'aria, in particolare l'anidride solforosa, ossidi di azoto, polveri sottili e altre di sostanze tossiche. Secondo il NRDC, questi inquinanti aumentano l'incidenza di asma, malattie cardiache, cancro ai polmoni e altri disturbi respiratori, causando morte prematura.

Ma forse più inquietante sui piani di abbattere foreste per materie prime della biomassa sta prendendo la neutralità del carbonio fuori dall'equazione, in considerazione del fatto che la perdita albero in sé e per sé è già responsabile di alcuni 20 per cento di inquinamento di carbonio totale mondiale. "Quando la biomassa proviene dalle foreste, il carbonio immagazzinato nel suolo viene rilasciato in atmosfera - riferisce NRDC - Questo si aggiunge al carbonio che viene emesso con la combusione. E non c'è alcuna garanzia gli alberi perduti potranno essere sostituiti. "

Il NRDC non esclude l'inpiego delle biomasse tra le energie alternative, ma "solo se la biomassa viene accuratamente scelta, coltivata in modo responsabile, ed efficacemente convertita in energia in grado di ridurre le emissioni di carbonio".

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Impianti a biomasse, C’è una truffa a cui porre fine

Impianti a biomasse, un esperto scrive a Monti: «C’è una truffa a cui porre fine»

5 febbraio 2012 22:39


Caro  Monti 
ho l’impressione che Lei sia la persona adatta per porre fine ad una vera e propria truffa che da diversi anni si sta attuando a danno di tutte le imprese e le famiglie italiane: la tassa del 7% sui consumi elettrici per sovvenzionare (teoricamente) le fonti di energia rinnovabile.
Sottopongo alla Sua attenzione e a quella del suo ministro all’ Ambiente, dr. Clini, l’opportunità di abolire subito tutti gli incentivi (Certificati Verdi) attualmente dati a chi produce elettricità bruciando direttamente “biomasse”. Questa scelta non è affatto “ecologica”, come in apparenza può sembrare e si vuol far credere.
Le analisi dei cicli di vita hanno ampiamente dimostrato che bruciare biomassa che occorre coltivare e trattare, aumenta le emissioni di gas serra (come Paese dovremmo ridurle del 20% entro il 2020) e le poche misure ad oggi disponibili fatte al camino di centrali a biomasse, confermano che le biomasse sono il peggior combustibile di cui possiamo disporre, sia dal punto di vista energetico che ambientale, con elevate concentrazioni di polveri fini ed ultrafini nei fumi inevitabilmente così prodotti, concentrazioni nettamente maggiori, a parità di energia, di quanti se ne producono utilizzando il metano.
Grazie al sicuro e facile guadagno garantito dai certificati verdi, in Italia stanno entrando in funzione centinaia di centrali elettriche alimentate con cippato di legna, paglia e oli vegetali, in molti casi oli provenienti dall’ Africa e addirittura dall’Indonesia. L’effetto di questa scelta, niente affatto obbligatoria, è un netto peggioramento della qualità dell’aria e della salute dei cittadini che hanno la sfortuna di vivere nelle vicinanze di questi impianti.
Dato che senza sovvenzioni pubbliche nessuno di questi impianti riesce a stare sul mercato, con l’abolizione della loro quota di certificati verdi si può, da una parte, alleggerire la bolletta della luce di famiglie e imprese, ad esempio portando la tassa per i Certificati Verdi dal 7 al 5%  e dall’altra dirottare la restante quota dei prelievi sottratte alla combustione delle biomasse (comprese quelle presenti nei rifiuti urbani) ad incentivare un intelligente uso energetico delle biomasse stesse, quale quello della trasformazione biologica in metano di biomasse di scarto quali residui agricoli, fanghi di depurazione di acque e scarti di cucina.
A nostro avviso, con questi denari, un suo apposito decreto dovrebbe sostenere finanziariamente la realizzazione di impianti di trattamento anaerobico di questi scarti (nessun incentivo all’utilizzo di prodotti agricoli primari come l’insilato di mais) ed in particolare d’ impianti di depurazione del biogas prodotto, in modo che il biometano così ottenuto, sia compatibile con la rete di distribuzione del gas.
Questa scelta, in Europa già operativa, risolve brillantemente il problema dei rifiuti urbani biodegradabili, ha un impatto ambientale basso e comunque uguale a quello attuale con l’uso domestico e industriale del metano, permette il recupero integrale (calore e elettricità) del potenziale energetico delle biomasse, permette a costo zero di realizzare forme di teleriscaldamento anche per abitazioni molto distanti dall’impianto, alleggerisce la bilancia commerciale per evitato acquisto di gas libico o siberiano, rende energeticamente indipendenti gli agricoltori, ci permette di risparmiare importanti quantità di gas serra ed evitare le multe che in caso contrario ci darà l’Europa.
Infine il minore inquinamento indotto, molto probabilmente, ridurrà il numero di ricoveri ospedalieri per i numerosi effetti sanitari prodotti dalle polveri sottili, un altro piccolo contributo a ridurre il deficit del nostro Paese.
Dott.Federico Valerio (Chimico ambientale)
Fonte: http://federico-valerio.blogspot.com/2011/12/caro-monti.html